8 segna il ritorno dei Subsonica.
Non parliamo solo di ritorno discografico – erano trascorsi ormai quattro anni dal precedente Una nave in una foresta – ma anche di un ritorno alle loro origini sonore, quelle che hanno reso la band torinese un baluardo indiscusso dell’elettronica made in Italy.
Dopo vent’anni di carriera e un successo indiscusso, è probabilmente fisiologico guardarsi indietro e fare un bilancio. La sensazione che si ha ascoltando 8, infatti, è proprio che i Subsonica abbiano ripreso in mano un discorso lasciato in sospeso dai primi dischi, decidendo di recuperare la loro vera essenza alla luce delle sperimentazioni musicali fatte negli ultimi anni.
Il risultato è buono. 8 suona rassicurante per coloro che hanno amato i dischi degli esordi, ma allo stesso tempo, non è né un riciclo, né l’operazione ruffiana di chi non ha nulla più da dire.
E’ piuttosto il risultato di una riflessione su loro stessi, sul processo di maturazione artistica che hanno vissuto, da cui è venuta fuori inevitabilmente la vera anima della band dei Murazzi, il loro identikit musicale.
Questo ci risulta chiarissimo fin dai primi pezzi: la partenza con Jolly Roger è altissima, e prefigura immediatamente la potenzialità live dei brani di 8.
Arrivati a Punto critico e Fenice abbiamo già dimenticato le atmosfere più ombrose degli album precedenti e abbiamo la certezza che i Subsonica ci hanno ipnotizzati e intrappolati ancora nella loro discoteca labirinto come anni fa.
Non mancano momenti dai bpm più bassi come L’incredibile performance di un uomo morto o La bontà, nei quali abbiamo modo di apprezzare anche i testi di Samuel, in evidente stato di grazia sul piano della scrittura.
Fa piacere notare la presenza di un altro torinese doc, Willie Peyote, che con le sue barre fa la differenza in L’incubo, possibile candidato a secondo singolo dopo Bottiglie rotte.
Ciò che si apprezza maggiormente di 8, tuttavia, è che trasuda di personalità. I Subsonica non cedono alle mode, non strizzano l’occhio alle tendenze contemporanee cercando facili consensi.
Il loro riferimento sono loro stessi, il loro percorso, e questo li rende vincenti, e mette in evidenza la loro importanza nella storia della musica italiana, senza (auto)celebrazioni, ma con dati di fatto.
Per raccontare 8 con parole loro, potremmo usare quelle di Nuove radici: “Le nuove radici crescono/Riaccendono un sogno scarico/Nell’aria morbida/C’è una nuova libertà”.
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