Dopo Steve Tyler e il batterista Joey Kramer, è giunto il momento anche per Joe Perry di raccontare la sua versione personale degli Aerosmith.
Uscirà infatti il 7 ottobre Rocks: My Life In and Out of Aerosmith, autobiografia scritta in questi ultimi quattro anni dal chitarrista di origini italiane Joe Perry, con la collaborazione di David Ritz, già curatore peraltro di memorie di altri grandi artisti come Aretha Franklin e Etta James.
Dopo una lunga attesa e un minuzioso lavoro di redazione, e soprattutto dopo alcuni rinvii per evitare che l’uscita delle autobiografie degli altri compagni sviassero l’attenzione dal suo libro, il chitarrista ha finalmente scoperto le sue carte, iniziando a parlare innanzitutto del suo rapporto con Steve Tyler: “È il fratello che non ho mai avuto, e ciò fa capire molto riguardo le nostre dinamiche. Gli altri membri della band hanno ricoperto un ruolo fondamentale nelle mediazioni. […] È questo che ha reso tutto migliore”.
Diversamente però dal suo “gemello” – i due infatti vennero soprannominati “Toxic Twins” a causa del loro eccessivo consumo di droghe – Joe Perry ricorda di non essersi mai lasciato distrarre dalle tentazioni femminili: “Sono sempre stato uno da una fidanzata per volta. Ho cercato la donna giusta e l’ho trovata (Billie Perry). Il nostro matrimonio dura da trent’anni. Ho persino una chitarra dove ho fatto ritrarre il volto di mia moglie. Quando le ragazze mi giravano attorno, mostravo loro la mia fede nuziale”.
Nel corso di un’intervista a Yahoo Music, per il lancio del suo libro, ha avuto modo di parlare anche dell’ultimo album di inediti della band Music From Another Dimension, uscito nel 2012, che è stato un vero flop in termini di vendita e critica: “Negli ultimi 20 anni abbiamo spesso ricevuto richieste del tipo: ‘Perché non realizzate un cd come quelli vecchi? E credo che abbiamo raggiunto il nostro vero obiettivo con quest’ultimo album… Ma non è stato portato avanti a dovere dalla casa discografica. (Era) il disco migliore che la band avesse prodotto dopo anni”.
Nella stessa intervista a proposito poi della nuova generazione di rocker e della musica moderna ha affermato: “La musica aveva molto più valore, una volta. Era più una ribellione alla ‘noi contro di loro’, una specie di marcia per la rivoluzione, per i cambiamenti avvenuti negli anni ’50 e ’60. Le band di allora sarebbero andate sul palco solo per il piacere e la gioia di suonare musica, senza quest’enorme aria di celebrità che si vede oggi”.
Photo by Alan Moore
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