La ricerca futuribile e cosmica era al centro del suo ultimo album, Biophilia (2011), che cercava, ancora una volta, le vie dell’avanguardia musicale con flussi artistici e beet impazziti.
Björk non è mai stanca di indagare e sperimentare nuova musica, e per questo negli anni Novanta venne consacrata come la più grande star del pop alternativo. Non si può neppure dimenticare quell’aria un po’ goffa da cartone animato, i capricci da diva e i look eccentrici che l’hanno resa così nota.
Biophilia era anche un vero inno alla tecnologia, un canto della scienza, tanto da essere accompagnato da un’applicazione per iPhone/iPod Touch creata ad hoc per la fruizione della sua musica e da meritare, l’anno successivo, un nuovo album di remix intitolato Bastards.
Bjork (betulla, in islandese) è una donna che ama stupire. L’ultimo tour si è concluso a Berlino qualche mese fa, ma l’artista islandese è già a lavoro con un nuovo album studio atteso nei negozi nel 2014. Dal 1993 ad oggi ha pubblicato sette album per Polydor/Universal (su etichetta One Little Indian). In Italia il suo prossimo disco uscirà per la Carosello Records, etichetta indipendente milanese legata alle edizioni Curci e roster internazionale di grandi artisti stranieri come Skunk Anansie e Jarabe de Palo.
Eppure, anche se i suoi video musicali non sono più in rotazione su MTV (e simili) come una volta, Bjork conosce bene le tecniche per impressionare e conquistare il pubblico. Del resto può vantare il Polar Music Prize, il Nobel della musica, premio conferitole nel 2010 assieme al Maestro Ennio Morricone dall’Accademia Reale di Musica Svedese.
Non sappiamo quali altre strade tenterà per questo nuovo lavoro discografico, ma a giudicare dal suo amore per l’arte, la natura e le macchine, potremmo aspettarci anche un album da mettere in tasca, con quella stessa magia che cantava nel 1995: All the modern things/ Like cars and such/ Have always existed/ They’ve just been wainting in a mountain.
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