L’Accademia Svedese che annualmente assegna a Stoccolma i premi Nobel sta comunicando in questi giorni, come da prassi, i nomi dei vincitori nelle rispettive categorie: ad ottenere il premio Nobel per la Letteratura, con stupore e soddisfazione generale, il cantautore americano Bob Dylan, per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”.
La vittoria arriva a vent’anni di distanza dalla prima candidatura. In quel caso, nel settembre del 1996, fu il docente di letteratura dell’Università della Virginia, Gordon Ball, a proporre all’Accademia il nome del musicista, “per l’influenza che le sue canzoni e le sue liriche hanno avuto in tutto il mondo, elevando la musica a forma poetica contemporanea”. Negli anni, numerosi sono stati gli studiosi americani e le più influenti personalità intellettuali che hanno sostenuto il nome del cantautore, tra i quali anche il poeta beat Allen Ginsberg.
In Italia, ad accogliere la notizia con immensa soddisfazione è stato Francesco De Gregori, da sempre uno degli ammiratore più convinti del musicista di Duluth. Solo un anno fa aveva pubblicato la raccolta di cover De Gregori canta Dylan – Amore e furto, in cui ha proposto una traduzione in italiano di alcuni dei pezzi più noti del collega americano. “E’ una notizia che mi riempie di gioia – ha dichiarato De Gregori -, vorrei dire non è mai troppo tardi. Il Nobel per la letteratura assegnato a Dylan non è solo un premio al più grande scrittore di canzoni di tutti i tempi ma anche il riconoscimento definitivo che le canzoni fanno parte a pieno titolo della letteratura di oggi e possono raccontare, alla pari della scrittura, del cinema e del teatro, il mondo e le storie degli uomini. Bob Dylan incarna l’essenza di tutto questo, nessuno come lui ha saputo mettere in musica e parole l’epica dell’esistenza, le sue contraddizioni, la sua bellezza”.
Anche Francesco Guccini si è dichiarato “contento che il valore della canzone sia stato riconosciuto a livello internazionale e sia degno di un premio importante come il Nobel”. Per il cantautore emiliano “oggi, finalmente, è a tutti gli effetti una forma d’arte parificata a quella letteraria”.
A spegnere qualsiasi possibile focolaio di polemiche c’ha pensato direttamente Sara Danius, la segretaria in carica dell’Accademia svedese, secondo la quale aver assegnato il premio ad un cantautore piuttosto che ad uno scrittore di professione “non è un atto rivoluzionario. Se si guarda indietro a 2500 anni fa, si incontrano poeti come Omero o Saffo che scrissero testi che dovevano essere interpretati o ascoltati anche con l’accompagnamento di strumenti musicali. Lo stesso accade con Bob Dylan. Noi leggiamo ancora Omero e Saffo e ci piacciono, anche Dylan può e dovrebbe essere letto oggi, perché è un grande poeta”.
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