Si vede che le terre del profondo nord affascinano i rocker, infatti i Polvo non sono tra i primi ad aver intitolato un loro album Siberia, ma sono tra i pochi la cui reunion è stata grandemente sottovalutata.
Forse qualcuno ancora se lo ricorda, ma i Polvo si sono sciolti nell’ormai lontano 1997, all’apice della loro carriera, per poi ritrovarsi di colpo nel 2009, dodici anni dopo, riprendendo da dove si erano fermati, con In Prism, il loro quinto album in studio. Facevano un indie rock psichedelico, contraddistinguendosi per un sound di noise-rock, che non trascurava la melodia, ma si basava su accordi dissonanti e ritmiche contorte. Tutte peculiarità per le quali vengono considerati uno dei maggiori gruppi math rock degli anni ’90.
Da allora sono passati altri quattro anni, e oggi sono tornati con Siberia, il loro sesto album.
Nonostante fossero famosi per un certo disordine chitarristico, la copertina di quest’ultimo lavoro ha un’immagine bianca su sfondo grigio, geometrica ed essenziale.
Nella formazione della band di Ash Bowie e Dave Brylaski, ritroviamo il nuovo batterista Brian Quast, potente e raffinato, e Steve Popson, al basso.
Siberia presenta otto pezzi, quattro dei quali della lunghezza di oltre i sei minuti. La critica li ha definiti, in questo nuovo progetto musicale, compatti, meno grezzi rispetto al passato, sempre pronunciati e compressi i suoni di chitarra, qualche lieve influenza di musiche orientali in pochi passaggi strumentali, ma nel complesso privi di particolari pretese. La voce ha più spazio rispetto ai canoni del genere, una voce roca che gli affezionati del progressive (altro genere al quale i Polvo sono stati talvolta accumunati) troveranno gradevole.
Rock ben suonato, energico, alcuni pezzi sono una sintesi della loro musica come Total immersion, altri, come Blues is loss, hanno un’influenza esplicitamente sixties, altri sono pezzi psichedelici, come Changed, mentre The water wheel è un pezzo indie che non cerca compromessi nei suoi quasi otto minuti.
Insomma forse l’album non sarà considerato il loro migliore lavoro, ma è da ascoltare, e al di là delle preferenze personali, la loro musica rappresenta un gradito ritorno.
La tracklist:
Total immersion,
Blues is loss,
Light, raking,
Changed,
The water wheel,
Old maps,
Some songs,
Anchoress.
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