Il terzo capitolo della discografia di Brunori Sas si chiama Vol.3 – Il Cammino di Santiago in Taxi.
La voglia di introspezione da un lato e l’abitudine, la necessità di correre dall’altro, sono il paradosso moderno che il cantautore calabrese racchiude in un’ efficace immagine, l’ossimoro di un pellegrinaggio comodo e frettoloso.
Nei primi due “volumi” si alternavano storie di poveri cristi a racconti biografici con autoironia e umorismo beffardo. Adesso, Dario appare più pacato e riflessivo del solito, come il viaggiatore che approfitta della pause stanche per osservare la vita intorno a sé.
Ascoltando l’album, si nota subito che l’aspetto musicale è stato curato particolarmente. La registrazione è avvenuta in un ex convento di frati Cappuccini in provincia di Cosenza, in uno studio mobile realizzato per Vinicio Capossela anni fa. La produzione è firmata Taketo Gohara, giapponese di fama internazionale, già collaboratore di diversi artisti italiani (compreso Capossela).
Rispetto alle classiche schitarrate a cui eravamo abituati, infatti, Il Cammino di Santiago è molto più sperimentale, e forse per questo un po’ meno omogeneo.
Ogni pezzo ha una sua caratterizzazione , che ricorda uno stile preciso. Addirittura la Brunori Sas si lancia in un intermezzo strumentale di tre minuti, dal sapore molto ’60s, Il manto corto.
Mambo reazionario e Il santo morto sono i più movimentati del disco, e si preannunciano già una forza nei live, sia per il ritmo trascinante che per i ritornelli indovinati.
Gli altri brani invece, come Maddalena e Madonna e La Vigilia di Natale fanno trasparire un Dario nostalgico e pensieroso, come non si era mai espresso. Meno disposto a ridere di sé e più greve, serio. Un Brunori cresciuto, forse un po’ invecchiato quello di Nessuno che confessa le proprie fragilità e le proprie contraddizioni con sincerità.
Kurt Cobain racconta la difficoltà di comprendere se stessi all’interno di una realtà che ci sfugge dalle mani. In questo senso, anche le nostre vite qualsiasi hanno lo stesso peso specifico di quelle delle grandi star come Marilyn, in balia degli eventi, senza poter essere padroni di se stessi.
Ripercorrendo le undici tappe del cammino di Brunori apprezzandone lo sforzo e la devozione, si sente che probabilmente questo sarà l’album “cerniera” della discografia del cantautore.
Sebbene il si muova sempre su terreni a lui conosciuti, Dario, in questo terzo lavoro, ha seminato dei frutti che dovrebbe raccogliere e reimpiegare al meglio nelle sue produzioni future.
Il Cammino di Santiago in Taxi ha tutta l’aria di segnare assieme inizio e fine di un percorso, come la pietra miliare di un viaggio musicale, di cui questa è, certamente, solo una stazione intermedia.
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