Quest’ultimo anno, come mai prima d’ora, ha segnato il successo al cinema del genere documentaristico; e, più nello specifico, del suo sottogenere musicale. Se nei mesi passati è stata la volta di Montage of Heck prima e di Amy poi – dedicati rispettivamente al leader dei Nirvana Kurt Cobain e ad Amy Winehouse – il prossimo 8 ottobre arriverà nelle sale italiane Janis, diretto dalla regista americana Amy J. Berg e distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, con la partnership di Virgin Radio.
Presentato lo scorso mese fuori concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ottenuto ampi consensi, il docufilm ripercorre i momenti fondamentali della breve e intensa vita di Janis Joplin, scomparsa il 4 ottobre 1970 all’età di 27 anni: dagli atti di bullismo che l’artista subì da bambina a causa del suo aspetto fisico (al liceo venne eletta “l’uomo più brutto del campus”) e che forse furono il motivo di quella profonda insicurezza che nonostante il successo l’accompagnò fino alla fine, alle tappe della sua folgorante carriera che contribuiranno a rendere la sua voce immortale.
Nei suoi oltre 100 minuti Janis propone un’interessante selezione di immagini di repertorio ed interviste ad amici, parenti, musicisti che ebbero la fortuna di condividere con la Joplin il palco. Filo conduttore del documentario, ed è questa forse la nota di maggior interesse, sono proprio le parole che l’artista racchiuse nelle lettere indirizzate alla famiglia, e da cui traspare tutto il desiderio di approvazione per i suoi successi, lette (ed interpretate) da Cat Power nella versione originale del film e da Gianna Nannini in quella doppiata che arriverà in Italia.
“Vedendo il film – ha dichiarato la cantante italiana, che ha assistito alla proiezione a Venezia – mi sono commossa, perché finalmente restituisce giustizia alla figura di Janis Joplin. E’ stata il simbolo della musica popolare americana, e penso che oggi tutti debbano qualcosa a Janis”. Non è un caso che sia stata scelta proprio la Nannini: già nel ’79 la rocker inserì nel suo terzo album, in contestatissimo ma fortunato California, una rilettura in italiano di Me & Bobby McGee, uno dei brani più popolari della Joplin; nel ’94, invece, si laureò in Lettere e Filosofia all’Università di Siena, discutendo una tesi dal titolo “Il corpo nella voce” e dedicata proprio all’artista americana.
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