Approcciarsi ad alcuni dischi di Battiato mette sempre in soggezione, si sente quasi di non essere all’altezza delle sue elucubrazioni visionarie.
Se poi il Maestro presenta il suo ultimo lavoro Joe Patti’s Experimental Group come il “ritorno alla musica elettronica”, ricordando alcuni LP d’avanguardia come Fetus e Pollution, il timore reverenziale aumenta.
Battiato si è allontanato da secoli dal pop per trascendere il significato di “canzone d’autore”, per lui non un veicolo di comunicazione rivolto all’esterno di sé, ma un mezzo espressivo contundente, del tutto necessario e personale.
D’altronde è cosi che l’artista ha presentato, a la Repubblica, il suo nuovo lavoro:
Per me l’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale, quella che ti mette alla prova: non mi interessano le conferme, essere rassicurante per il pubblico, dargli quello che vuole. Se fai questo tradisci il tuo ruolo che è quello di fare ciò che interessa a te, non quello che interessa a loro.
E infatti l’album va inteso, per essere apprezzato, come una manifestazione dell’evoluzione musicale dell’artista, che in Joe Patti’s Experimental Group mette la sperimentazione elettronica al servizio della sua visione della vita, della sua voglia di tornare a battere i terreni sui quali un tempo, in Italia, teneva il passo da solo.
E’ un ritorno alle sonorità elettroniche dei primordi, ma l’approccio è più meditato e le atmosfere più sfumate rispetto a quelle graffianti delle prime produzioni.
Probabilmente c’è meno smania e più chiarezza nelle decisioni stilistiche, e questo dipende dallo sguardo più fermo che conferisce l’esperienza.
Che Battiato abbia composto la sua ultima fatica con lo sguardo rivolto al suo passato musicale è segnalato anche da qualche indizio sonoro disseminato nel disco, qualcuno velato, qualche altro palese, come il brano Proprietà Proibità, che rimanda a Propriedad Prohibida, pezzo di apertura a Clic, album del ’74, contenente suggestioni molto simili a Joe Patti.
E non si sentano in difficoltà gli estimatori occasionali, a dire che Joe Patti’s Experimental Group non è esattamente nelle loro corde.
E’ il sorprendente disvelamento della parte più primordiale ma anche più complessa di un artista visionario come Franco Battiato. Non è uno di quei dischi a cui abbandonarsi ma uno di quelli a cui assistere, provando soprattutto a comprenderne la genesi artistica, prima ancora di apprezzarlo.
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