Chet Baker, considerato uno dei più grandi trombettisti bianchi della storia del jazz, muore nella notte del 13 maggio 1988 a sessantun’anni, cadendo da una finestra di un albergo di Amsterdam, probabilmente sotto l’effetto di droghe. Quello stesso anno, qualche mese dopo, la Lucky Red distribuiva nelle sale cinematografiche Let’s Get Lost, film-documentario del fotografo e regista americano Bruce Weber, dedicato al jazzista appena scomparso.
Grande musica e grandi debolezze: Chet Baker aveva problemi di soldi e soffriva la dipendenza da droga, aveva passato del tempo in carcere (anche, curiosamente, da noi in Italia, a Lucca), si era fatto estrarre i denti anteriori (pare anche che l’uso dell’eroina avesse comunque già lasciato il segno sulla sua dentatura) per via del dolore che gli provocava suonare a causa di ciò che definì come un’aggressione, ma che più plausibilmente era un conto in sospeso con uno spacciatore, e dovette imparare a usare la tromba con la dentiera, cosa certamente non facile.
Bruce Weber, nei mesi che avevano portato alla realizzazione del filmato, aveva ripreso, senza saperlo, quello che si sarebbe rivelato l’ultimo anno di musica e vita di Chet Baker.
Qualche giorno fa, il 17 dicembre, per celebrare il 25esimo anniversario di Let’s Get Lost, per la prima volta il documentario è stato messo in vendita in dvd e Blu-ray, nella versione restaurata e presentata quest’anno al Festival di Venezia, arricchita da un inedito making-of.
In Let’s Get Lost, Chet Baker si lascia ritrarre. Compito non facile per Bruce Weber e la troupe, che lo inseguono nella sua serrata agenda di impegni tra California ed Europa. Il regista sceglie il bianco e nero, spesso sgranato in un 8 millimetri per fondere il presente con i materiali di archivio. Si imposta una narrazione che prevede anche una serie di interviste a chi lo conosceva bene.
Non sempre bastava. Si racconta che Baker alle volte si allontanasse dal set senza lasciare traccia, che fosse sfuggente, umorale, spesso incapace di fissare un appuntamento e presentarsi.
Baker nel documentario rivela alcune esperienze personali, i tre matrimoni, i figli trascurati, l’arresto in Italia (tra Lucca e Viareggio, nel 1960) e la successiva condanna al carcere per droga. Ma anche la sua versione sul jazz, sul cinema, sulla California, sull’Europa. È difficile decidere in cosa il musicista sia stato sincero, in che misura il filmato ne ritragga una rappresentazione autentica, ma il racconto per immagini della sua vicenda viene oggi considerato come uno dei migliori film sul jazz.
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