Anticipato dall’uscita, a luglio, del primo singolo estratto Mind Your Manners e preceduto da un countdown scandito sul sito ufficiale della band, con lo scopo di far salire nei fan in attesa la trepidazione, è stato pubblicato il 14 ottobre il nuovo album dei Pearl Jam, il decimo della loro discografia, intitolato Lightning Bolt.
Composto da dodici canzoni le cui sonorità non si discostano di molto dal grunge, Lightning Bolt, che viene presentato a ben quattro anni di distanza da Backspacer (un disco che all’epoca non era stato ritenuto memorabile, ma aveva comunque ottenuto qualche buona recensione), non riceve critiche entusiaste.
Chi ascolta musica rock sa che il gruppo di Eddie Vedder ha fatto la storia della musica negli anni novanta ed è stato una delle band più importanti del movimento grunge, sopravvivendo all’implosione della scena rock di Seattle. Tutto questo non basta per convincere i critici a parlar bene di questo ultimo disco: c’era chi aveva sperato in una nuova fase, magari più sperimentale, della band, e invece si trova costretto ad ammettere che i Pearl Jam sono cambiati per via dell’età, dell’esperienza, che principalmente sono diventati “mainstream”, e questo sarebbe il loro peccato imperdonabile.
Per registrare il nuovo materiale, negli Henson Recording Studios di Los Angeles, i Pearl Jam si sono affidati al produttore Brendan O’Brien, con lo scopo di realizzare canzoni più dirette e dal suono sporco, come lo stesso titolo dell’album dovrebbe suggerire.
Lightning Bolt è anche il nome di una canzone in scaletta e questa scelta mai prima d’ora era stata fatta per uno dei loro dischi.
La copertina è curata da Don Pendleton, in collaborazione col bassista Jeff Ament. Per ogni brano è stata ideata un’immagine che ne riassume il messaggio sinteticamente, quasi che sembri di trovarsi di fronte alla produzione di un concept album.
Se dal vivo i Pearl Jam sono ancora tra le band migliori di sempre, e questo soprattutto perché possono attingere ai classici del loro repertorio, in studio hanno ripulito il loro suono dalle asprezze a cui avevano abituato i loro sostenitori e hanno cercato di realizzare una musica troppo conciliante, un rock poco ispirato.
Come probabilmente già accaduto alle grandi band del calibro di Rolling Stones e U2, anche i Pearl Jam per continuare a fare musica oggi, sono costretti a cercare un compromesso tra chi li ha seguiti e apprezzati fin dai primordi della loro carriera e i nuovi seguaci.
Bisogna riconoscere che la stima per la band resta inalterata, anche se il nuovo album non riesce a superare brillantemente le aspettative.
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