La galleria ONO Arte Contemporanea di Bologna celebra, attraverso due interessanti retrospettive, i miti di Marilyn Monroe e Buddy Holly.
Le due mostre sono state allestite in collaborazione con l’associazione Summer Jamboree, che dal 2000 organizza ogni estate l’omonimo festival internazionale dedicato alla musica e alla cultura degli anni ’40 e ’50.
Marilyn in White
Marilyn Monroe è molto più di una diva. Il suo nome evoca un’esistenza leggendaria, fatta di glamour e allo stesso tempo di sofferenza estrema, di innocenza e di sregolatezza, candore e sensualità. E forse sono proprio i suoi paradossi ad aver fatto di lei un mito che travalica prepotentemente i confini del mondo del cinema, una vera e propria icona della cultura popolare.
Marilyn in White rappresenta un omaggio al mito dell’indimenticabile diva dai capelli biondo platino, in occasione del sessantenario dello shooting fotografico del film culto di Billy Wilder, Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch).
Marilyn Monroe fu seguita sul set dal newyorkese George Barris. fotografo dell’armata americana durante la seconda guerra mondiale, divenuto famoso per aver immortalato sulle sue pellicole molte tra le più grandi star di Hollywood degli anni ’50 e ’60.
Barris ebbe modo di ritrarre l’attrice nei suoi ultimi anni di vita, instaurando con lei un rapporto di profonda intimità. Il loro legame si può comprendere ammirando il modo in cui Marilyn si concede all’obiettivo in tutto la sua bellezza e sensualità, riuscendo a però distaccarsi, alle volte, da quel personaggio così radioso e irresistibile che le era stato cucito addosso.
Negli scatti di Barris c’è molto di più della splendida diva con in dosso l’ormai celeberrimo vestito bianco che la rese una leggenda. C’è una donna meravigliosa e affascinante, aldilà degli stereotipi, aldilà di tutto quello che fece di Norma Jeane Mortenson Marilyn Monroe.
Buddy Holly, The Day The Music Died
Buddy Holly, al secolo Charles Hardin Holley, nacque a Lubbock Texas il 7 settembre 1936. A soli 22 anni la sua vita fu stroncata da un incidente aereo a Grant Townshipch, nel quale morirono anche anche gli artisti rock Ritchie Valens e The Big Bopper (J.P. Richardson). Era il 3 febbario 1959, e quel giorno sarebbe passato alla storia come “The Day The Music Died” (“Il giorno in cui la musica morì”).
Buddy Holly iniziò a suonare e cantare durante gli anni del liceo. Faceva musica country e western, finché un giorno, nel 1955, vide esibirsi Elvis a Lubbok, la sua cittadina natale. Da allora cambiò radicalmente il suo stile musicale, orientandosi sul rock and roll e il rockability.
Nel 1957 formò a Lubbok The Crickets, definendo quella che sarebbe diventata la formazione standard di una rock band, ovvero due chitarre, basso, e batteria.
Da quel momento iniziò a registrare sia come solista sia come leader dei Crickets, per i quali compose That’ll Be the Day nel 1957 che ottenne un enorme ed inaspettato successo raggiungendo in poco tempo la posizione numero 1 della classifica dei 45 giri del Regno Unito. Nel luglio dello stesso anno il suo singolo Peggy Sue scalò le classifiche, rendendolo popolarissimo. L’entusiasmo del pubblico al suo cospetto era pari a quello che si scatenava in presenza Elvis Presley. Holly e i Crickets ebbero un regolare programma radiofonico, suonarono in tutto il mondo e parteciparono ai principali varietà televisivi statunitensi, fino a giungere, il primo dicembre successivo sul palco dell’Ed Sullivan Show.
Il suo lavoro ha ispirato molti musicisti contemporanei e successivi, come The Beatles (che quando ancora si chiamavano The Quarry Men, fecero una cover di That’ll Be the Day, inclusa nell’Anthology 1), Elvis Costello, The Rolling Stones, Don McLean, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Steve Winwood, e Eric Clapton.
Buddy Holly ha inoltre esercitato una profonda influenza sulla musica popolare: la struttura musicale del pop nasce infatti con i suoi primi pezzi di Buddy Holly, che segnarono la fine di quella tipica del blues e del rock and roll e, secondo i suoi più accaniti detrattori, anche di quegli stessi generi.
Il critico Bruce Eder nel 2007 lo definì “l’individuo dalla forza creativa più influente del primo rock ‘n’ roll”.
Buddy Holly, The Day The Music Died racconta la breve, ma intensa, storia di un artista che influenzò profondamente la storia del rock attraverso una serie di rari scatti inediti per l’italia.
Il fascino fanciullesco della sua voce, il suo tono accattivante e la sua travolgente forza innovatrice ne alimentarono la fama a livello planetario. La sua morte prematura, spesso chiamata “la prima grande tragedia del rock”, finì così con l’alimentare un mito tuttora vivo.
© 2014, Bill Francis, Flair Photography
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