Pubblicato lo scorso 24 marzo e arrivato a quattro anni di distanza da Dannato vivere, il nuovo album dei Negrita – dal semplice titolo 9, essendo il nono della loro carriera ormai ventennale – ha segnato un netto ritorno a quelle sonorità rock tipiche delle prime produzioni del gruppo.
Per la lavorazione delle tredici tracce inedite contenute nel disco, la band si è recata presso lo studio di registrazione Grouse Lodge in Irlanda – frequentato negli anni dai Muse, dai R.E.M. e persino da Michael Jackson – e non è affatto un caso che abbia scelto di registrare il tutto in presa diretta, preferendo questo approccio ad una registrazione individuale dei singoli strumenti (com’era stato fatto per Dannato vivere).
Anticipato dal primo singolo ufficiale Il gioco, nella sua prima settimana di vendita 9 è risultato anche il disco più acquistato in Italia.
Ad un primo ascolto, non si possono non notare – come si diceva – quegli elementi di base del rock anni ’70 e già ripresi dai Negrita nei primi lavori: chitarre elettriche, batterie aggressive, coretti avvincenti. E’ un rock tanto ruvido nelle prime tracce, quanto ironico in quelle successive e a tratti contaminato dal funky in L’eutanasia del fine settimana. Altrettanto evidente è, poi, come questo album sia stato ideato anche, se non soprattutto, per la dimensione live.
In conclusione, 9 è un disco che sottolinea la raggiunta maturità artistica di una band che è ormai un punto di riferimento irrinunciabile della scena rock italiana; un album immediato e senza dubbio ispirato che fa della varietà di stili e delle tematiche trattate il proprio punto forte: passaggi evidentemente più radiofonici (Il gioco, Poser), si alternano con coerenza a brani che tingono a piene mani dal vissuto degli autori (Que serà, serà e soprattutto 1989, scritto 25 anni fa e dedicato ad alcuni avvenimenti storici di quell’anno) e a tracce che strizzano l’occhio ai temi dell’attualità (Mondo Politico, Il Nostro Mondo è adesso, L’Eutanasia del Fine Settimana); non mancano nemmeno brani tipicamente romantici (I’m In Love, Vola Via con Me, Se Sei l’Amore, che si distingue dal resto dell’album per un ritmo più controllato ed un respiro orchestrale), singoli perfetti da lanciare in radio nei prossimi mesi. Nota a margine: merita un cenno anche il brano che chiude il disco – Non è colpa tua – che è un divertissement dedicato a Shel Shapiro, nel 2014 protagonista assieme alla band del musical Jesus Christ Superstar e reo di dimenticare spesso parte delle proprie battute.
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